Premessa
Esistono molti modelli che studiano la personalità ed il carattere umano. Io ho approfondito lo studio dell’Enneagramma perché ritengo che tracci delle linee evolutive per così dire “democratiche”.
L’assunto che non esiste un carattere migliore di un altro, ma che tutti abbiano pari dignità, mi motiva alla ricerca di quel quid che unisce tutti gli esseri umani, pur mantenendoli diversi. Vedere come il mondo sia percepito da differenti prospettive, ogni volta è una sfida che eccita la mia curiosità. Mi ritengo fortunato a fare questo lavoro e che i pazienti donino a me la loro luce più intima.
Brevi cenni storici
La parola Enneagramma viene dal greco ennea, nove, e gramma, segno. La stella a nove punte inscritta in un cerchio è un simbolo esoterico antichissimo che è stato ritrovato tra i reperti della civiltà babilonese.
È pervenuto fino a noi sotto forma di studio della personalità grazie allo psichiatra cileno Claudio Naranjo il cui merito è stato quello di equiparare le categorie diagnostiche del DSM (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) alle nove personalità che sono raffigurate dai vertici dell’Enneagramma. É ancora grazie a lui che questo modello ha cessato di essere una pratica segreta per diventare un metodo condiviso di crescita psico-spirituale.
Crescita spirituale e meccanismi di difesa
Nelle tradizioni spirituali sovente il carattere è definito come una falsa personalità, che fornisce all’individuo il senso di sè o identità. Nell’etimologia greca, carattere e maschera vengono dalla parola charasso, verbo che significa scolpire, forgiare e che rimanda all’idea di un personaggio fortemente tipizzato. Come nella commedia dell’arte per intenderci.
Dunque il carattere è la parte di noi che tendiamo a identificare con tutto il nostro sè e che, fin da bambini, ci ha fornito gli adattamenti necessari ad assicurarci l’amore nelle prime relazioni. Il ponte relazionale o legame che si costruisce tra il bambino e gli adulti che si prendono cura di lui è incerto. E per far sopravvivere questo legame e fronteggiare l’incertezza, il bambino costruisce un sistema difensivo del proprio sè.
L’enneagramma considera questi “ammortizzatori” psicologici come degli adattamenti alle contraddizioni che l’uomo deve affrontare e tentare di chiarire per condurre alla felicità la sua esistenza. Li chiama maestri perchè essi indicano qual’è la strada da battere per acquisire qualità umane più alte quali l’empatia, la saggezza e l’amore.
Automatismi e atteggiamento meditativo
Le abitudini della mente e del cuore sono potenziali porte di accesso alle dinamiche caratteriali, difficili da modificare in base alle richieste del momento presente.
Il lavoro con il carattere modifica i comportamenti automatici per renderli più consoni alle varie circostanze della vita.
Qui di seguito presento un esempio autobiografico di come, se opportunamente addestrati, è possibile interpretare le situazioni.
Con l’ausilio di un atteggiamento meditativo si possono cogliere i dettagli dell’esperienza che preannunciano un’azione dettata dall’abitudine. Questo atteggiamento ci aiuta a riconoscere quelle particolari reazioni che influiscono sul nostro modo di leggere il mondo.
Eureka! Il carattere è una lente deformante che ci fa leggere il mondo sempre dalla stessa prospettiva.
Esempio
Mettere da parte la personalità individuale attraverso l’osservazione dei propri modelli interiori scolla l’attenzione dall’io, impregnato di pensieri ed emozioni personali a cui siamo molto affezionati. Questa rinuncia avvia un processo che lascia spazio ad altre forme di percezione e che produce un cambiamento profondo dei nostri modelli.
L’osservatore interno
Ci si meraviglierà del fatto che molti dei nostri interessi e delle nostre decisioni si basino su abitudini estremamente complesse, invece che su una scelta deliberata.
Con l’autosservazione diventiamo più consapevoli dei nostri oggetti dell’attenzione. In un certo senso, il successo di una terapia dipende dalla capacità di portare l’attenzione sui propri comportamenti e sugli oggetti mentali e di descriverli dalla prospettiva di un osservatore neutrale. Ciò può accadere quando una parte della consapevolezza rimane distaccata a sufficienza per osservare il fluire dei nostri oggetti d’attenzione.
Lo spostamento che si opera è da “ciò che io sono” a “ciò che sto pensando”. Il giudizio: “Io sono pigro” con l’autosservazione è diventato “il “non fare” grazie al quale mi posso porre in una posizione d’ascolto”.
L’avvocato del diavolo
Quale reazione sarebbe stata automatica se il mio carattere avesse reagito a quella che a prima vista mi era sembrata una provocazione?
Frequentando i gruppi di Enneagramma mi sono riconosciuto con il tempo in un carattere emotivo che ha la tendenza ad identificarsi con una cattiva immagine di sé.
La frase pronunciata dal ragazzo ha risuonato dentro di me come “Sei pigro!”. In quel momento ho sentito suonare il campanello d’allarme che mi ha messo sulle difensive, il carattere stava proteggendo una parte di me, fragile e indifesa dagli adulti che un tempo mi avevano giudicato svogliato e pigro. Non mi piacevano le cose che si studiavano a scuola! Erano proposte in modo noioso e ripetitivo. E così mi rifugiavo nei sogni ad occhi aperti.
Molti di noi da bambini hanno fatto l’esperienza di ricercare un rifugio, la casa sull’albero da cui guardare il mondo degli adulti con un certo distaccato compiacimento. Io ero un maestro in questo! Spesso facevo preoccupare i miei genitori perché non mi trovavano da nessuna parte. E non comprendevo proprio la loro preoccupazione. Solo adesso che sono genitore lo capisco, eccome!
Man mano che il mio percorso di formazione progrediva ho imparato a cogliere una sensazione di contrazione a livello dell’addome, che mi coglie quando mi sento minacciato dai giudizi altrui.
La mia reazione sarebbe stata rabbiosa un tempo, oggi lo è solo se veramente sono minacciato.
Se osservo da una certa distanza il dialogo con il ragazzo, la sua intenzione non era affatto giudicante, invece il vissuto derivante dalle mie esperienze lo era.
Come Terapeuta della Gestalt sono stato addestrato a non ribattere quando ci si trova in un dialogo scomodo, la cui scomodità sottende un conflitto personale.
Perché allora non controbattere? Che utilità ha nel processo di autoconoscenza?
L’incontro
La risposta sta nel principio dialogico che anima la filosofia esistenziale della terapia della gestalt. Ne ho fatto cenno in Tutte le tecniche sono trucchi 3.
Per M. Buber l’essenza dell’incontro è la relazione Io-Tu che si attua esprimendo pensieri e sentimenti direttamente alla persona a cui si riferiscono, non parlando intorno alle cose in astratto.
Nella relazione interpersonale il terapeuta può facilitare l’incontro con se stessi portando in un’area di consapevolezza i modi in cui la persona evita la relazione diretta, come il guardare in un’altra direzione, l’uso di forme indirette nel linguaggio, ecc. Controbattere è un modo per evitare una relazione diretta con se stessi, rispondendo a chi abbiamo di fronte, senza ascoltarci.
Mettere l’altro in una scatola
L’ossessione della cultura occidentale a ridurre tutto in categorie, deriva dal desiderio di diminuire la tensione che si prova quando ci si trova di fronte a ciò che è sconosciuto. Questa tendenza a infilare gli altri in una delle nove scatole ci potrà anche aiutare a predire certi pensieri o comportamenti, ma restituirà una visione caricaturale dei tratti di ciascun tipo. In tal modo la classificazione può essere usata solo come una conferma dei nostri pregiudizi.
L’altro non è un oggetto di studio da guardare al microscopio, è un compagno di viaggio che ci invita a conoscerci meglio. E sul piano etico la mentalità classificatoria ha avuto effetti abberranti nella storia. Pensate ad un bambino che sente dire da più voci: “Sei uno stupido, non vali niente!” Presto o tardi crederà a quel giudizio e vi si conformerà. Siamo così influenzati dal modo in cui gli altri si relazionano a noi, che tendiamo a credere alle loro interpretazioni.
Assecondando questa attitudine culturale alla classificazione perdiamo di vista lo scopo dell’enneagramma. Ed è appunto sulle finalità di questo metodo che ci concentreremo nel prossimo articolo su questo tema.