La paura della paura
Il sintomo che caratterizza gli attacchi di panico è la paura persistente di avere attacchi di panico in futuro.
Il panico esplode all’improvviso, senza alcun preavviso o ragione apparente ed è molto più intenso di qualsiasi altra paura abbiate mai sperimentato.
Appare, infatti, in situazioni inoffensive, addirittura può manifestarsi mentre si dorme, probabilmente in seguito ad un incubo.
É fondamentale il fatto che la paura non è richiamata da una situazione specifica. La paura di perdere completamente il controllo, la paura d’impazzire e anche quella di morire sono i vissuti associati a questo invalidante disturbo d’ansia che causa, nelle sue manifestazioni più severe, il deterioramento delle relazioni sociali e l’incapacità di vivere nel mondo senza essere rassicurati dalla presenza di qualcuno.
Le alterazioni somatiche di una vera e propria tempesta emozionale
Il disturbo da attacchi di panico nel Manuale Diagnostico Internazionale (DSM) fa parte dei disturbi d’ansia. Presenta tipiche reazioni fisiologiche che qui elenco così da poterlo riconoscere.
Gli attacchi durano da pochi minuti a mezz’ora, e con quattro episodi si può farne diagnosi. Frequentemente si è costretti a ricorrere al pronto soccorso.
- Aumento della frequenza cardiaca
- Fame d’aria: difficoltà a respirare, sensazione di soffocamento, spesso si associano anche fitte al torace
- Vertigini, stordimento o nausea
- Tremori e sudorazione, torpore o formicolio alle dita
- Terrore paralizzante
Tante piccole paure diventano attacchi di panico
La paura diventa una percezione, una lente deformante per guardare il mondo in cerca di pericoli da evitare. Ed evitare le situazioni in cui si ha paura di avere un attacco di panico diventa un modo per confermare a se stessi la propria incapacità.
Progressivamente si perde la fiducia nelle proprie risorse e si ha bisogno di sempre maggiori rassicurazioni per fare cose che prima erano banali routine. Ci rassicura essere accompagnati.
Man mano che si evitano le situazioni ansiogene e si cerca rassicurazione dagli altri la possibilità di agire nel mondo autonomamente si restringe. “Non sono in grado, ma almeno sono salvo!” così la fiducia nelle proprie risorse si assottiglia.
Inoltre il tentativo di controllare coscientemente le proprie reazioni ha l’effetto paradossale di farci perdere il controllo. Delegare, rinunciare, e rimandare sposta in un tempo indefinito il momento in cui ci dobbiamo confrontare con i nostri limiti.
Non volerli vedere fa parte di un meccanismo protettivo di autoinganno. Se non li guardo e li lascio nell’ombra da piccoli che erano si sommano, ingigandendosi diventano ingestibili.
Allora cerchiamo di fare un bilancio con noi stessi, chiedendoci: se non faccio questa cosa la mia situazione migliorerà o peggiorerà?
La paura di sbagliare, di non sentirsi all’altezza di prendere decisioni fa parte dell’esistenza. Esistere tra gli altri significati vuol dire essere esposti. Se ci proteggiamo da questa esposizione perdiamo anche l’opportunità di godere della bellezza, della bontà e della giustizia. Questi sono valori umani che, come dicevano gli antichi greci, danno senso alla vita.
Guardare in faccia la paura per trovare il coraggio: la tecnica della peggiore fantasia
Brecht diceva: Beato quel paese che non ha bisogno di eroi.
Ricordo la scena di un film di guerra ambientato nel sud est asiatico in cui c’erano dei bonzi che attraversavano una fosca radura all’alba con una camminata calma e pacifica. Erano nel bel mezzo di un campo di battaglia in cui i proiettili fendevano l’aria perchè due eserciti si stavano fronteggiando. Nulla ci dice che qualcuno di loro non sia morto, ma la loro dimostrazione di coraggio fece smettere di sparare molti soldati.
Leggenda? Il coraggio suscita tanta ammirazione.
Da bimbi il racconto pauroso in compagnia di un adulto esorcizza la paura, spesso gli adolescenti si appassionano ai film dell’orrore. Il rito sociale di sdraiarsi sui binari è un esempio non di prova di coraggio ma un gesto incosciente. Perchè?
La paura fa vivere un brivido che trasformato in eccitazione diventa coraggio. Nasciamo con la paura, con le nostre percezioni e fantasie la incrementiamo fino a perdere il controllo.
Provocare volontariamente la paura, lasciandosi andare ai timori fino a permetterci di tremare, di battere i denti equivale a toccare i fantasmi per farli svanire.
Troviamo un momento della giornata in cui possiamo stare indisturbati nella nostra camera. Immaginiamo le peggiori conseguenze delle nostre azioni, quelle che ci spaventano di più, esploriamone tutti i dettagli. A volte, dopo essersi cimentati in questa tecnica, i pazienti, in studio o a casa, si rilassano a tal punto da addormentarsi.
Pan: il dio del timor panico
Quando il dio greco Pan si adirava con chi lo disturbasse, provocava una paura incontrollata con le sue urla. Era un bambino abbandonato, gradito a tutti gli dei dell’Olimpo, potente e selvaggio, la sua dimora era la selva desolata.
A causa del suo aspetto non trovò mai una compagna, sebbene si accoppiasse praticamente con chiunque e quando non trovava nessuno placava i suoi impulsi sessuali masturbandosi.
Con il cristianesimo e il consolidarsi del dominio dell’uomo sulla natura, nel medioevo la sua figura ha finito col coincidere col diavolo.
Il nostro timore di perdere il controllo dei “bassi istinti” lo riporta in vita e a nulla vale il nostro fallimentare tentativo di ripararci nella dimora della rassicurazione.
Recuperare la dimensione eroica nelle azioni coraggiose può rendere oggi la nostra storia diversa e la vita più creativa.