Ascoltare le emozioni è importante per non esserne schiavi
Prendersi cura di sè passa attraverso la consapevolezza dei propri sentimenti. Ascoltare le proprie emozioni aiuta a prendere decisioni in linea con i propri bisogni.
Non si può generalizzare sul carattere positivo o negativo di uno stato emotivo, le emozioni sono utili a seconda del contesto dove compaiono. Ad esempio provare paura in famiglia, che è il luogo dove sentirsi al sicuro, è molto diverso da scappare atterriti di fronte ad una tigre che ci sta per sbranare.
Dando il giusto valore ai sentimenti si affina l’abilità di liberarsi delle emozioni negative.
In genere le emozioni positive emergono più spesso in conseguenza di un pensiero o un’azione intenzionale, mentre quelle negative sorgono spontaneamente, si cristallizzano negli umori e si strutturano nel corso della vita in un temperamento, in un carattere.
A chi non è capitato di svegliarsi di malumore?
A che servono le emozioni?
Charles Darwin ha scritto un testo ancora attuale intitolato “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”. L’idea di fondo è che le emozioni si sono evolute nel corso della storia per permettere alla nostra specie di affrontare i nodi più importanti del vivere comune: l’educazione dei figli, l’amicizia, la coppia, gli antagonismi. La loro funzione è di farci agire rapidamente, senza doverci pensare.
Le emozioni sono pubbliche, non sono private come lo sono i pensieri. La vergogna, ad esempio, è un’emozione speciale. Il rossore che accende il volto quando ci vergogniamo ci rimanda immediatamente alla nostra relazione con gli altri: ci dice subito che il riconoscimento di come siamo e di quello che facciamo, contribuisce alla nostra autostima. Ci parla del nostro bisogno di appartenenza, del rispetto che nutriamo verso il nostro prossimo.
L’immediatezza con cui comunichiamo i nostri stati emotivi è molto importante per la qualità della convivenza nella dimensione sociale.
Il riconoscimento delle emozioni altrui
L’empatia è un modo di comprensione interpersonale. Assumere lo stato corporeo dell’altro ci permette di immaginare ciò che prova. Quando si condividono gli altrui vissuti c’è un imitazione spontanea di sguardi, vocalizzi, espressioni facciali, posture. Ciò ci permette di rispecchiare il vissuto dell’altro facendolo sentire compreso.
Se c’è condivisione emotiva, c’è anche comprensione dell’esperienza.
Dalle ricerche nel campo delle emozioni emerge che il fatto stesso di curarci del benessere emotivo degli altri sembra dunque creare una condizione di benessere maggiore anche per noi stessi. Chi è più bravo a riconoscere le emozioni è meglio predisposto a nuove esperienze, e ha in genere un atteggiamento più aperto e curioso. L’opposto dell’empatia è l’antipatia in cui proviamo un avversione nei confronti di qualcuno o qualcosa, non ci mettiamo nei panni degli altri. La simpatia, ha una forma simile all’empatia, ma è una benevola compassione senza una piena condivisione emotiva.
Che cosa accade quando proviamo un’emozione
Un tratto distintivo delle emozioni è la loro rapidità quando si manifestano. La valutazione razionale che accompagna un’emozione è altrettanto rapida che non ci accorgiamo nemmeno di farla. Ad esempio diventiamo consapevoli di provare paura, rabbia o tristezza dopo che l’emozione è comparsa. W. James ha sintetizzato bene questo processo: Non piangiamo perchè siamo tristi ma siamo tristi perchè piangiamo.
Quando un’emozione emerge si generano dei cambiamenti nella nostra espressione, nel nostro modo di pensare e di agire.
Questi repentini cambiamenti di stato emotivo accadono involontariamente e se non li assecondiamo, entriamo in conflitto. É un conflitto per controllare il nostro comportamento.
La tavolozza dei colori: imparare a riconoscere le emozioni
Ascoltare un’emozione vuol dire esserne consapevoli nel momento in cui si presenta. Mentre insorgono abbiamo bisogno di assaporarne il gusto e di trovare le parole e i gesti per esprimerle, al fine di sapere dove vogliamo che ci portino, quali comportamenti vogliamo che ispirino.
Osservarsi è il primo passo per agire intenzionalmente e non esserne succubi.
L’inventario delle emozioni fondamentali
Come se fossero i colori primari della tavolozza esistono delle emozioni fondamentali i cui segnali non verbali sono riconoscibili in tutte le culture umane, sono universali. La loro mescolanza dà forma a sentimenti più complessi.
Eccone un inventario che tenta di rispecchiare i differenti gradi di intensità:
- Collera: furia, sdegno, risentimento, ira, esasperazione, indignazione, irritazione, acrimonia, animosità, fastidio, irritabilità, ostilità. Al grado estremo odio e violenza.
- Tristezza: pena, dolore, mancanza d’allegria, cupezza, malinconia, autocommiserazione, abbattimento, disperazione.
- Paura: ansia, timore, nervosismo, preoccupazione, apprensione, esitazione, tensione, spavento, terrore. Come stati patologici fobia e panico.
- Gioia: felicità, godimento, sollievo, contentezza, beatitudine, diletto, divertimento, fierezza, piacere sensuale, esaltazione, estasi, gratificazione, soddisfazione, euforia, entusiasmo.
- Amore: accettazione, benevolenza, fiducia, gentilezza, affinità, devozione, adorazione, infatuazione, agape
- Sorpresa: stupore, meraviglia, shock.
- Vergogna: senso di colpa, imbarazzo rammarico, rimorso, umiliazione, rimpianto, mortificazione.
Impara a sfruttare la spinta delle emozioni
Attraverso le parole rendiamo ricchi di sfumature i sentimenti, se invece osserviamo il corpo possiamo cogliere delle alterazioni caratteristiche per ogni tipo di emozione.
Il linguaggio emozionale si esprime attraverso la metafora, l’analogia, la poesia, il canto, il mito, le favole.
Per sfruttare la spinta che nasce dalle emozioni non serve spiegarle o chiedersi perché compaiano, ma ci si può chiedere come fare in modo che formino un intreccio che ci mette in contatto con la persona che abbiamo di fronte in quel momento. A questo scopo è utile la distinzione tra esprimere ed agire.
Come abbiamo detto le emozioni ci conducono ad un’azione che è dannosa, nella misura in cui è involontaria. Esprimerle invece ci induce a prendere tempo per osservarci, a trovare la forma adatta per fare in modo che l’altro ci comprenda, a trovare le parole per dirlo.
Le emozioni distruttive per la psicologia buddista
Nella tradizione buddista le emozioni condizionano la mente facendole adottare un certo punto di vista o visione delle cose, e diventano dannose quando provocano una distorsione della percezione della realtà.
Rabbia, illusione e desiderio sono detti i tre veleni perchè oscurano la capacità di giudizio, rendendoci meno liberi. Ad esempio se il desiderio è vissuto come un attaccamento eccessivo perdiamo il confine tra il piacevole e lo spiacevole e attribuiamo all’oggetto un fascino assoluto.
Con la meditazione si raggiunge uno stato chiamato di equanimità che ci rende più calmi e capaci di navigare nel mare in tempesta.
Inoltre affrontare la realtà con la scelta intenzionale di comportamenti da adottare, ci rende più intelligenti dal punto di vista emotivo.
Per saperne di più ti consiglio di leggere
Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva, Milano, Bur, 1999
Dalai Lama – Daniel Goleman , Emozioni distruttive. Liberarsi dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio e illusione, Milano, Mondadori, 2009
Marie Cardinal, Le parole per dirlo, Milano, Bompiani, 1976