Meditazione e psicoterapia
La meditazione e la psicoterapia della Gestalt sono laboratori dove si coltiva la consapevolezza dell’esperienza presente, qui ed ora.
Ascoltare le sensazioni corporee è il primo passo per riconoscere le emozioni. Infatti l’insorgere delle emozioni si accompagna a delle sensazioni caratteristiche legate a variazioni della fisiologia corporea.
La rabbia predispone all’attacco: si stringono le spalle, il collo s’incassa nelle spalle per proteggere la testa, le mani e le braccia sono libere per afferrare o dare pugni.
L’amore riscalda il cuore e il plesso solare, le braccia sono disponibili ad abbracciare, la sensazione di vibrante apertura dispone a gesti teneri.
Riconoscere le emozioni è un addestramento che ha luogo nel corpo vissuto. Dopo averle riconosciute le si può nominare, che in sostanza vuol dire restituire a se stessi l’esperienza presente per mezzo del linguaggio. In realtà noi conosciamo l’esperienza soggettiva delle emozioni cioè il sentimento, che è ricco di sfumature e vede una combinazione di stati emotivi, a volte persino contraddittori.
Nel meditante la consapevolezza non si trova su un livello verbale; egli comprende, ma non deve per forza dichiarare questa comprensione. Sceglie il silenzio interiore, come chi è di fronte ad un mistero.
La meditazione
Tentiamo di capire attraverso l’esposizione di due pratiche come la meditazione ci può aiutare nell’ascolto delle emozioni. Le sensazioni sono i mattoncini che ci aiutano a riconoscere le emozioni.
Con un’eccessiva semplificazione possiamo vedere i differenti approcci alla meditazione collocandoli lungo una linea continua che corre tra due poli. In un polo c’è la meditazione con oggetto in cui si concentra la mente su qualcosa, su un oggetto che àncora l’attenzione. Può essere il respiro o i punti di contatto del corpo con la terra. All’estremo opposto c’è la meditazione senza oggetto, in cui la mente non deve avere un oggetto su cui meditare. Lo Zen la chiama suggestivamente la disciplina dell’indisciplina.
La meditazione e la psicoterapia sono occasioni per imparare a riportare l’attenzione a sé.
Ascolto del corpo e delle sue sensazioni
Normalmente siamo consapevoli della superficie del nostro corpo, nelle innumerevoli posizioni dette asana, impariamo a portare gradualmente la consapevolezza sull’asse centrale e sulla posizione del corpo nello spazio.
Nelle tradizioni spirituali afferenti allo Yoga l’energia vitale, o kundalini, scorre lungo la colonna vertebrale in senso ascendente e discendente. É come un serpente addormentato nella zona coccigea, che deve essere risvegliato con la pratica. É rappresentato dall’immagine del caduceo, bastone con due serpenti che si attorcigliano.
Presenza mentale
Chiudendo gli occhi e stando seduti col busto eretto, si riduce l’afflusso di stimoli alla coscienza, ciò facilita lo stare nel qui ed ora. Con lo sguardo penetrante della presenza mentale si coltiva l’attenzione ai dettagli dell’esperienza.
Nella Vipassana, per esempio, si porta l’attenzione sulle sensazioni, sulle emozioni, sugli stati mentali per come emergono spontaneamente, senza giudicare se sono piacevoli o spiacevoli, e senza uno scopo cioè tagliando il legame che c’è con il fattore scatenante esterno che, in etologia (vedi wikipedia), è il segnale che scatena l’emozione. (per es.:Rabbia-ostacolo).
Un semplice esempio di una sensazione a cui il meditante non deve reagire: se avverto un prurito non mi gratto. Se porto l’attenzione su quel punto, osservando questa sensazione con sguardo consapevole, il prurito lascia spazio a qualcosa che si allarga sul mio volto e questa sensazione si connette ad un immagine mentale di un sasso che fa i cerchi concentrici quando viene buttato in acqua. Quest’immagine mi rilassa e mi fa incontrare una concentrazione ancora maggiore.
La sospensione dell’Io
Tutti gli approcci alla meditazione delle diverse tradizioni spirituali hanno come scopo la dissoluzione dell’io, chiamata in vari modi: resa, rinuncia.
Gli esercizi di consapevolezza dovrebbero gradualmente portare il meditante a comprendere che i processi fisiologici, di cui normalmente non siamo consapevoli non sono i risultati della direzione impressa da un agente individuale, ma seguono leggi di causa-effetto proprie, che non stanno sotto il controllo della volontà.
In una seduta di psicoterapia ci si accontenta di una momentanea sospensione dell’Io.
Qual’è allora la funzione dell’Io? É il desiderio ardente, la parte di noi che desidera, è la volontà che ci mette in contatto con gli scopi spingendoci ad agire per soddisfare i bisogni dell’organismo.
“L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re”. Le tradizioni spirituali e la saggezza popolare mettono in guardia dal volere troppo e contemporaneamente ci spingono a fidarci, a lasciarci andare ad un disegno superiore.
Abbandonare il controllo
In Gestalt l’Io è una delle funzioni dell’organismo, come potrebbero essere la respirazione o la digestione, che ha preso il sopravvento sulle altre.
In una sorta di tirannia interiore, l’Io prende il controllo delle altre funzioni che, ribellandosi, disarmonizzano l’equilibrio dinamico dell’organismo.
Il nostro agire perde forza e complessità quando dobbiamo prendere decisioni solo sulla base del pensiero concettuale.
Nella vita ci troviamo spesso di fronte a decisioni imponderabili, che non trovano risposte semplici e spesso rispettare la salute dell’organismo è l’ultima delle preoccupazioni dell’Io.
Quante volte nella quotidianità dobbiamo allontanare, non prestare attenzione ad un’emozione perché in quel momento non possiamo seguire il suo corso? L’io per impedire ad un’emozione di esprimersi può solo ignorarla e rimuoverla.
Sapere quale può essere un compromesso accettabile tra la soddisfazione dei bisogni e le richieste dell’Io è indispensabile per prenderci cura della nostra sfera emotiva.
Il cambiamento come antidoto alle pretese dell’Io
Il cambiamento in psicoterapia avviene quando raggiungiamo un grado di libertà maggiore dai condizionamenti dell’Io che generano sofferenza. L’io essendo abile come un arciere nel mirare al bersaglio perde di vista la visione d’insieme.
Ciò che accade nella periferia della visione dove i contorni non sono nitidi, ma sfuocati si perde. Quando l’Io si è perso, esce dal suo territorio familiare e accede a risorse creative per cavarsela in modo nuovo e fino a quel momento sconosciuto.
Quando cerchiamo un amico per confidarci lo facciamo un po’ per cercare conferme ma anche e soprattutto perché il suo parere può offrirci una visuale inedita del problema che ci assilla. Spostarci cioè dalla prospettiva che ci incaglia nei soliti ragionamenti che ci hanno stancato.
Quando cerchiamo una guida spirituale o uno psicoterapeuta, la possibilità di condividere momenti d’intimità autentica ci permette di mollare gli ormeggi.
Lontano dai territori familiari, dove l’Io la fa da padrone, si possono sperimentare dei condizionamenti più vantaggiosi cioè meno dolorosi.
La staticità, la monolitica solidità dell’Io sono un illusione, possiamo comprendere questo quando sperimentiamo che le sensazioni, le emozioni e gli stati mentali sono impermanenti. Questa comprensione ci alleggerisce e ci da molta più libertà di movimento. Panta rei (Tutto scorre)!
Esercizio di consapevolezza
Ponetevi in una posizione comoda, con la schiena eretta e le cervici distese. Chiudete gli occhi o se preferite sfuocate la visione socchiudendoli.
Facciamo un’esperienza di una meditazione sulle emozioni insieme, io l’ho già fatta e questo ne è il resoconto:
- emerge un’emozione: mentre sono seduto provo rabbia e la collego a quel rumore fastidioso che sento;
- la osservo: osservo le sensazioni corporee, mentre cambia leggermente la mia postura, mi accorgo che contraggo le spalle o le viscere;
- la lascio andare: non mi ci attacco. La riconosco, le do un nome (il fastidio è una rabbia di lieve intensità) e la lascio andare, accompagnando anche con un lasciare andare del corpo. AHHH!
Condivisione dell’esperienza.
Che cosa hai osservato?
Cosa è cambiato?
Ascolta! Che effetto ti fa?
Nell’esperienza ordinaria siamo seduti su un brulicante mondo che aspetta soltanto di essere esplorato con curiosità e un senso di meraviglia. AHHH!